Anno 1001 DI - Penhaligon (Karameikos)
- Questi attacchi di non-umani continuano a minacciare la nostra città, Thessa, quei stramaledetti goblin sembrano diventare sempre più numerosi.
- Davvero Fenris?
Rispose la donna cercando di attizzare il fuoco per non farlo spegnere.
- Eppure, fino a qualche giorno fa non ti sembrava un problema così grande.
Fenris smosse leggermente lo sgabello dove era seduto.
- Sarà che adesso anche la tua piccola impresa mercantile è minacciata?
Continuò Thessa mentre serviva un altro boccale di birra all’amico.
- Guarda che un giorno potrebbe succedere che quei maledetti non-umani distruggano anche la tua bella taverna, voglio proprio vedere se poi ti viene ancora da scherzare.
Rispose l’uomo afferrando repentinamente il boccale dalla mano della donna, ingurgitando una quantità di birra tale da farla gocciolare dalla sua barba scura.
- Beh, puoi chiedere sempre a qualche avventuriero in città di sbarazzarsi di qualche avamposto goblin, alla fine che vuoi che sia avventurarsi nella Foresta di Dymrak, sono sicura che per il giusto prezzo qualcuno lo trovi, potresti chiedere a Kael!
Esclamò Thessa, curiosa di assistere alla reazione dell’amico a quel nome.
- Kael? Non se ne parla proprio, farei prima ad andare in fallimento e aprirmi un’altra attività con quello che mi chiederebbe.
- Quante monete saresti disposto a cedere quindi?
Disse un ragazzo, intromettendosi furtivamente nel discorso tra i due.
Thessa abbassò lo sguardo e sorridendo disse:
- Oh, sono certa che il nostro vecchio Fenrir sia disposto a pagare anche cento monete d’oro per le teste dei quei goblin!
Al sentire quell’esclamazione Fenrir sputò un sorso di birra su tutto il bancone e, seguito da qualche colpo di tosse disse:
- Cento monete d’oro!?
Thessa scoppiò dalle risate, mentre prendeva uno strofinaccio per pulire.
- Beh, per quella cifra potrei anche essere disposto ad accettare, dopotutto, sono solo goblin.
Fenrir si ricompose e si mise a riflettere qualche minuto.
- Potrebbe essere un buon investimento, ma ti darò metà paga ora e l’altra metà a lavoro compiuto. Portami la testa dell’hobgoblin che porta con sé uno stendardo e capirò che ti sei meritato anche la restante paga.
Disse asciugandosi la barba ancora umida di birra.
- Oh, un esperto di hobgoblin vedo!
Esclamò il ragazzo che finalmente mostrò il volto abbassandosi il cappuccio. Sembrava avere poco più di vent’anni, gli occhi grigi gli brillavano di meraviglia. I capelli erano di un castano chiaro, mentre sul viso aveva pochi peli, prova del fatto che doveva essere davvero giovane.
- Già, ne ho visti molti ultimamente, una volta mi sono allontanato io stesso nella foresta per capire da dove venissero quei dannati.
Gli hobgoblin sono una spaventosa razza di umanoidi con una rigida organizzazione militare strutturata in gruppi tribali. Ogni tribù possiede un proprio stendardo e, se il loro capo li sta guidando in battaglia, si fa carico lui stesso di portarlo bene in mostra.
- Ah, adesso capisco la strana richiesta. Bene, allora accetto, sono Galen, al vostro servizio.
Rispose il giovane con un breve inchino.
- Partirò per la foresta domani all’alba, il tempo di prepararmi.
Fenrir gli consegnò un sacchetto contenente le cinquanta monete pattuite per poi vedere il ragazzo uscire velocemente dalla locanda.
- Che Halav lo aiuti, sembra davvero giovane, in confidenza, spero che prenda quelle cinquanta monete e scappi.
- Adesso ti dai alla beneficenza, Fenrir?
Rispose Thessa mentre si scaldava le mani davanti al fuoco del camino, ormai sempre più morente.
- Diciamo che mi ha ricordato un po’ me alla sua età, e poi alla fine, sono solo goblin, chissà, potrebbe anche riuscire nell’impresa.
L’uomo ingurgitò l’ultimo sorso di birra, pagò l’amica e uscì lentamente dalla taverna, un po’ con la coscienza pesante di poter aver mandato un giovane ragazzo verso la morte.
Il giorno passò in fretta. Era appena l’alba, Galen si era preparato tutta la notte sacrificando anche un paio d’ore di sonno e, armato fino ai denti, si diresse nella Foresta di Dymrak, luogo conosciuto per l’enorme affluenza di non-umani e, in particolar modo, di hobgoblin.
Guarda un po’ cosa mi tocca fare per qualche moneta d’oro.
Pensava mentre si avventurava lentamente e senza farsi vedere tra le distese verdi della foresta che, vista così, sembrava il luogo perfetto dove poter passeggiare tranquilli. Gli alberi ricoprivano interamente quella distesa, facendo quasi dimenticare di essere in un luogo pericoloso.
Galen camminò per un po’, finché non riuscì a intravedere e sentire qualcosa. Un manipolo di hobgoblin, finalmente li aveva trovati. Sembravano una dozzina.
Se ne uccido la maggior parte a distanza non dovrebbe essere poi così difficile.
Pensò ancora e, imbracciato l’arco si preparò a incoccare la prima freccia. Proprio però non riusciva a scovare quello con lo stendardo che gli aveva detto Fenrir, se era vera la descrizione di quell’uomo, una volta ucciso il capo gli altri sarebbero stati molto più disorganizzati, di conseguenza più facili da abbattere.
Dove diavolo se… eccoti! Ti ho trovato finalmente
Galen si preparò a scoccare la prima freccia, quelle monete erano già sue, ma un dolore lancinante lo prese improvvisamente alla scapola destra.
Il ragazzo non fece in tempo nemmeno a incoccare la freccia che gli hobgoblin lo avevano già trovato, non riusciva a emettere altro che versi di dolore. Per la prima volta ebbe paura di morire seriamente.
Ma il suo carnefice lo bloccò, mettendosi davanti a lui e, caricando un colpo con l’accetta, emise un verso incomprensibile. Galen chiuse gli occhi, pronto ad accettare la morte. Improvvisamente si poté sentire solo il rumore di una lama tagliare.
La testa del goblin cadde a terra, ancora con la bocca aperta. Galen urlò di paura, davanti a lui vide dei grossi stivali portati da un uomo alto e grosso dai capelli biondi e la folta barba. Brandiva una spada bastarda con entrambe le mani. L’unica cosa che vide Galen prima di svenire, fu il sorriso di quella misteriosa figura, che adesso aveva tutti gli hobgoblin addosso.
Menomale che mi hai avvertito Fenrir, una giovane vita per risparmiare qualche moneta d’oro non era proprio il massimo eh?
Kael alzò subito la guardia, aveva quei mostriciattoli tutti per se ora, e in più, doveva muoversi se voleva salvare quel povero ragazzo.
Con una velocità disumana si lanciò sul gruppo di nemici, roteando la spada come se fosse Halav in persona, recidendo le teste dei goblin con una precisione mai vista prima e parando le loro piccole lame prima ancora di poterle vedere. Il clangore della sua spada interruppe la quiete che c’era nella foresta. Doveva assolutamente uccidere l’hobgoblin a capo di quella tribù. Con tutta la forza che aveva in corpo lanciò la spada così forte da colpirlo dritto al petto e, una volta accorciate le distanze cominciò a prenderlo a pugni con una velocità disarmante. Il nemico provò più volte a cercare di colpirlo, ma niente, Kael era troppo veloce e, una volta stremato, con un ultimo calcio ben assestato fece cadere quel mostro per terra, gli estrasse la spada dal petto e, con un colpo da boia, gli recise la testa di netto.
Il pericolo era scampato, ma Galen era ancora in pericolo di vita. Kael lo prese e, dopo averlo medicato per bene, lo caricò in spalla.
Tranquillo ragazzo, adesso ci sono qua io.
Pensò, e con tutta la determinazione del mondo lo portò finalmente via da quella malefica foresta.