Quella sera al Giglio Nero, gli animi erano più irrequieti del solito.
Il tanfo di alcol e sudore inebriava l’intera locanda e il chiasso tra chiacchiericci e urla veniva interrotto soltanto dal rumore dei boccali che si riempivano.
-Un altro giro Luther!
Il povero oste era chiamato ai lavori forzati.
E mentre Luther riempiva i pesanti boccali in legno, la moglie continuava a portare vassoi pieni di cibo, il tutto senza sosta.
Ormai si conoscevano tutti in quel postaccio, così tanto che bastava l’entrare di un volto poco conosciuto a far piombare il silenzio e la raffica di sguardi torvi.
La strana figura piombò facendo calare il silenzio e lo sgomitio generale dei presenti. Un viaggiatore forse? Dall’aspetto misterioso e con quel volto incappucciato, non emanava sicuramente serenità.
Qualcuno dei presenti seduti al bancone aveva già posato la mano sulla propria lama.
-Calmati Finwe. O qui si scatena il putiferio.
Gli sussurrò Luther.
-Non sarebbe la prima volta Luther.
Rispose la minuta figura.
Lo scricchiolio del legno ad ogni passo creava costante tensione. Finché quella strana figura si sedette, tolse il cappuccio e mostrò non un mostro, ma bensì una bellissima ragazza bruna dai lineamenti gentili. Lanciò una moneta d’argento a Luther ed esclamò:
-Che aspetti oste? Portami subito un bel boccale pieno di Idromele!
La frase fu pronunciata con così tanta enfasi da contagiare tutti i presenti, che smisero di preoccuparsi istantaneamente.
-Ti piacciono le entrate di scena, eh?
Chiese Finwe, che era pronto a farla fuori giusto cinque minuti prima.
-Per niente in realtà
Rispose la ragazza arrossendo leggermente.
-Permettimi di presentarmi, sono Finwe, qui conosco un po’ tutti, se hai bisogno di qualcosa sai a chi rivolgerti.
Disse l’uomo porgendole la mano e sorridendole.
-Milune, Milune Lyra.
Rispose lei arrossendo ancor di più.
-Beh, quindi immagino che quell’affare che ti porti dietro la schiena non sia un enorme e pericolosa mazza, vero?
Milune accennò un sorriso, prese ciò che Finwe aveva notato e lo scartò sul bancone.
-Un liuto!
Esclamò Luther.
Sei forse un bardo?
Chiese l’oste con gli occhi che gli brillavano.
-Beh, me la cavo a suonare e cantare sì, ma non mi sembra il caso…
Finwe non se lo fece ripetere due volte. La barda non fece nemmeno in tempo a finire che fu lanciata in mezzo alla locanda, liuto compreso.
-Signori e signore, questa sera dopo tanti anni, al Giglio Nero, canterà per noi madame Milune Lyra!
Esclamò ancora Finwe, raccogliendo i plausi di tutti i presenti che non attendevano altro: sentire un po’ di musica in quella caotica marmaglia.
Milune arrossì ancor di più, chiuse gli occhi per poi riaprirli, cercando di evitare ogni sguardo sciolse i suoi capelli castani, lanciò via la cappa che la copriva e, lasciando mostrare il suo fisico formoso e morbido, cominciò a intonare:
🎵 “In una notte scura e gelida,
tra i boschi di un regno lontano,
un eroe marciava in silenzio,
col destino scritto in mano.
Oh, brindate a chi sfida la sorte,
con spada, magia e coraggio!
Che il suo nome riecheggi alle porte,
del regno, tra gloria e omaggio!
La bestia con artigli d’ombra,
nel buio si fece sentire,
ma l’eroe col cuore di fiamma,
non indietreggiò, pronto a colpire.
Oh, brindate a chi sfida la sorte,
con spada, magia e coraggio!
Che il suo nome riecheggi alle porte,
del regno, tra gloria e omaggio!
Ora in locanda si canta di lui,
mentre il vino riempie il bicchiere,
ma chissà se nel vento sussurra,
un’altra avventura, un nuovo piacere.
Oh, brindate a chi sfida la sorte,
e mai si ferma al tramonto!
Che l’eroe continui la sua via,
finché il mondo applaudirà il suo canto!” 🎵
Il tempo alla locanda si era come fermato, tutti erano stati rapiti dalla bellezza e dalla storia di quella stupenda melodia. Gli animi si erano rappaciati e, il Giglio Nero, tornò per un attimo quello che era un tempo: la locanda più in auge di tutta Specularum.